L’APNEA NOTTURNA PUÒ CAUSARE DANNI AL CERVELLO? E QUESTI DANNI SONO REVERSIBILI SE CURO LE APNEE?
Prof. Dott. Francesco Peverini
20.02.2023
La risposta ad entrambe le domande è sicuramente un si.
Da molti anni sappiamo che l’apnea notturna è associata ad un aumentato rischio di danno cerebrale. Nel tempo, questo danno può portare a compromissioni del funzionamento cognitivo ed emotivo, con problemi di umore e #memoria, accentuata #irritabilità e tanto altro.
Per danno cerebrale si intende una serie di microscopiche lesioni al #cervello (di natura chimica, anatomica e funzionale) che ne compromettono progressivamente alcune funzioni, dovute direttamente agli effetti delle apnee.
Le apnee notturne.
Circa due milioni di Italiani soffrono di apnee notturne ma ancora oggi molti di loro (oltre l’80 %) non hanno avuto una diagnosi e forse non sapranno mai di soffrire di questa condizione.
L’apnea notturna è un disturbo respiratorio che si verifica durante il sonno. Le vie aeree collassano completamente (o in parte) per un lungo periodo di tempo, impedendo all’ossigeno di entrare nei polmoni e di essere trasportato alle cellule del corpo, soprattutto degli organi più importanti, comprese le cellule cerebrali. L’ossigeno è necessario per il corretto funzionamento del cervello.
I bassi livelli di #ossigeno nel sangue arterioso sono causati da diversi disturbi respiratori, il peggiore dei quali è appunto correlato al sonno: le apnee notturne – #OSAS.
Durante le apnee, l’ossigeno non è in grado di entrare nei polmoni per diverso tempo.
Al termine di ogni apnea, la persona riprende a respirare energicamente, l’ossigeno necessario entra nel sangue e il cuore inizia a battere freneticamente per portare ossigeno vitale a tutte le cellule. Pochi secondi dopo, tuttavia, si ripresenterà una nuova apnea e così via, determinando la vera base del danno cellulare: riduzioni seguite da recupero di ossigeno in successione: la cosiddetta #ipossia intermittente.
In casi molto gravi questo ciclo si ripete fino a 70-80 o più volte ogni ora.
Altro importante effetto è la frammentazione del sonno stesso, che diventa inefficace anche a fronte di molte ore di #riposo notturno.
Effetti dell’apnea notturna sulle strutture cerebrali.
L’apnea notturna provoca non solo carenza di ossigeno nelle cellule del corpo ma anche uno stato infiammatorio generale che colpisce quasi tutti gli organi del corpo umano. Il cervello è influenzato negativamente da questa privazione di ossigeno, come ogni altro organo.
Le apnee non trattate possono influenzare le strutture del cervello associate alla memoria, all’umore, al funzionamento esecutivo (capacità di pensiero di alto livello) e all’attenzione. Causano una diretta riduzione della quantità di materia bianca e grigia, strutture del cervello responsabili della capacità di elaborare informazioni e #apprendimento.
Nella materia grigia avviene infatti la maggior parte dell’elaborazione delle informazioni nel cervello, il controllo muscolare, la #percezione sensoriale come la vista e l’udito, la parola, l’autocontrollo, il processo decisionale, la memoria e le emozioni. La materia bianca è invece il tessuto attraverso il quale passano i messaggi tra le diverse aree di materia grigia all’interno del cervello. Agisce come un relè, un sistema di comunicazione e di coordinamento tra le regioni del cervello. La materia bianca influenza attivamente il modo in cui il cervello apprende e funziona.
Barriera emato-encefalica.
La barriera emato-encefalica è un meccanismo di filtraggio che porta il sangue e molti dei suoi componenti al cervello e al midollo spinale (ad es. acqua, alcuni gas, glucosio e amminoacidi), cioè alle cellule nervose, ma blocca il passaggio di alcune sostanze pericolose: sostanze chimiche, batteri nocivi e potenziali #neurotossine oppure dei cambiamenti della loro distribuzione.
L’apnea notturna fa sì che la barriera emato-encefalica diventi più permeabile, facilitando l’ingresso di alcune sostanze dannose nel cervello. Alcune di queste sostanze sono correlate a gravi patologie come #epilessia, #sclerosimultipla, #ictus, #meningiti, #Alzheimer, solo per citarne alcune.
Perdita di memoria.
Le persone con apnea notturna hanno difficoltà a convertire la memoria a breve termine in memoria a lungo termine, causando dimenticanze a volte molto imbarazzanti o angoscianti. La perdita di memoria è anche correlata al fenomeno della frammentazione del sonno, che rende il riposo notturno dei soggetti che vanno in apnea di scarsa qualità.
Privazione cronica del sonno e sonnolenza diurna.
Le apnee notturne provocano respirazione intermittente per tutta la notte. Queste pause nella respirazione interrompono i cicli di sonno REM (movimento rapido degli occhi) e di sonno profondo, importanti per l’apprendimento e la memoria.
Demenza.
Le autopsie dei soggetti con apnee hanno permesso di osservare che le persone con i più bassi livelli di ossigeno nel sangue durante la notte (#ipossiemia e #ipossia) avevano maggiori probabilità di avere danni cerebrali ischemici, quelli che spesso conducono a precoce deterioramento intellettivo (#demenza).
Anche uomini che avevano una minore quantità di tempo in sonno profondo o REM avevano maggiori probabilità di mostrare perdita di cellule cerebrali e #atrofiacerebrale.
Ictus e TIA.
L’apnea notturna è legata all’ictus: il 50% dei soggetti con ictus o #TIA (attacco ischemico transitorio) presenta anche apnee notturne. Più del 33% dei pazienti con lesioni della sostanza bianca (rilevata ad esempio in un esame di Risonanza Magnetica dell’encefalo) presenta una grave apnea notturna. Gli ictus e i TIA, con la loro perdita di sostanza bianca, possono essere apparentemente asintomatici ed il danno procede senza che il paziente possa accorgersene.
La diagnosi di apnee notturne.
Sappiamo che i tre segni fondamentali per identificare un paziente affetto da apnee sono: il #russamento rumoroso, la #sonnolenza diurna, le pause respiratorie in sonno; ma anche la cefalea al mattino, la stanchezza cronica, le alterazioni della memoria, la presenza di malattie cardiovascolari (ipertensione, insufficienza cardiaca pregressi ictus, TIA o infarto, le aritmie cardiache), l’obesità, le malattie metaboliche e il #diabete, le alterazioni della funzione tiroidea, una circonferenza del collo superiore a 43 cm (uomo).
Se sospetti di avere apnee notturne, parla con il tuo medico per ottenere un invio ad uno specialista del sonno.
L’apnea notturna può essere diagnosticata in modo definitivo solo con uno studio del sonno noto anche con il nome di #polisonnografia.
Durante una polisonnografia si registrano informazioni sui movimenti degli occhi e delle gambe, l’attività cerebrale, la frequenza respiratoria, l’ossigeno nel sangue, l’elettrocardiogramma e la pressione arteriosa durante il sonno. Questi dati indicheranno il tuo indice di apnea-ipopnea (AHI) che è il numero di apnee che subisci in un’ora. Può così essere diagnosticata un’apnea notturna lieve, moderata o grave e questo consente di determinare la terapia necessaria.
Chi arriva in soccorso.
Gli effetti più significativi del danno cerebrale da apnee notturne sono le menomazioni dell’attività cognitiva, le alterazioni dell’umore e della vigilanza diurna.
Questi, insieme ai danni alla materia grigia e bianca nel cervello possono essere contrastati e corretti mediante l’uso della terapia ventilatoria CPAP, una terapia a pressione positiva delle vie aeree che consente di non avere più apnee.
L’uso di CPAP può riportare le sostanze chimiche e il funzionamento del cervello a livelli normali; i sintomi dannosi e mortali delle apnee notturne si riducono o si risolvono e il paziente può ritrovare stabilità fisiologica e psicologica.
COSA RICORDARE: 6 COSE 6
Le apnee notturne non trattate sono associate a disturbi cognitivi e problemi di umore, memoria e vigilanza. Possono portare a danni cerebrali a causa degli effetti a lungo termine della privazione cronica del sonno e della carenza di ossigeno.
Il danno cerebrale correlato all’apnea notturna può essere parzialmente o completamente invertito in molti casi con la terapia a pressione positiva delle vie aeree (CPAP), terapia che deve essere deciso da uno specialista del sonno.
Molte persone non si rendono conto (anche per anni) di soffrire di apnea notturna. Semplicemente non se ne accorgono se non in presenza di sintomi gravi come il soffocamento notturno o per il racconto di partner o parenti.
Se hai eccessiva sonnolenza diurna o il tuo partner nota sintomi come russare o ansimare, parla con il tuo medico e chiedi informazioni su come ottenere uno studio del sonno.
Si può morire di apnea notturna? E’ improbabile che una singola apnea determini la morte di un paziente.
Ma le apnee notturne non trattate possono condurre a complicazioni di salute gravi e potenzialmente fatali. Queste includono insufficienza cardiaca, ischemia cardiaca, pericolose aritmie, diabete, ictus e alcuni tipi di cancro.
Le persone con apnea notturna, spesso provano eccessiva sonnolenza diurna, fenomeno che può aumentare il rischio di incidenti automobilistici mortali e incidenti nel mondo del lavoro.
Sottoporsi a un’analisi del sonno può aiutarti ad affrontare l’apnea notturna e ridurre il rischio di gravi complicazioni in futuro.
Bibliografia:
1. Effects of 3-month CPAP therapy on brain structure in obstructive sleep apnea: A diffusion tensor imaging study. Front. Neurol., 22 August 2022
2. Obstructive Sleep Apnea and the Brain: a Focus on Gray and White Matter Structure. Curr Neurol Neurosci Rep. 2021 Feb 14;21(3):11
3. Association between brain-derived neurotrophic factor levels and obstructive sleep apnea: a systematic review and meta-analysis. Sleep Breath. 2022 Sep 17
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