Il sonno nel paziente anziano
LE CARATTERISTICHE DEL PROBLEMA
Il sonno è importante per la mente, il corpo e l’umore. Ma quasi la metà degli adulti tra i 65 e gli 80 anni – in un sondaggio dell’Università del Michigan del 2017 – ha affermato di avere spesso problemi di sonno e circa il 31% degli intervistati ha dichiarato di avere difficoltà ad addormentarsi tre o più notti a settimana. Il sonno insufficiente è stato poi correlato a un aumentato rischio di cadute (che provocano spesso danni di tipo ortopedico) e a un precoce declino cognitivo.
Purtroppo, in una normale visita medica le notizie che riguardano il sonno sono solitamente poco approfondite e a causa del tempo impiegato a controllare le verosimili altre patologie croniche presenti nell’anziano, il sonno passa in secondo piano o non viene considerato affatto.
Ma quanto dovrebbero dormire le persone con più di 65 anni?
C’è meno bisogno di sonno con l’avanzare dell’età?
E la mancanza di un sonno regolare gioca un ruolo importante nella vita di una persona con più di 65 anni?
Oggi alcuni ricercatori ritengono che gli adulti più anziani abbiano bisogno dello stesso numero di ore di sonno di soggetti più giovani, in genere da 7 a 9 ore, anche se alcuni aspetti dell’invecchiamento possono modificare la durata e la struttura del sonno.
Si considera, infatti, che il fabbisogno di sonno si riduca progressivamente con l’età, e la National Sleep Foundation ha individuato come desiderabile nel soggetto anziano, un sonno che non sia inferiore alle 5 ore e superiore alle 9 ore.
Con l’invecchiamento, gli schemi fisiologici del sonno cambiano. Si raggiungono meno ore di riposo, il risveglio mattutino è solitamente precoce e quelli notturni indesiderati diventano quasi abituali (spesso semplicemente per urinare, fino a due-tre o più volte per notte, oppure per bere o per alcune patologie come ad esempio artrosi o disturbi respiratori).
I principali sintomi relativi a un disturbo del sonno tra persone con più di sessant’anni sono solitamente caratterizzati da un ritardo nell’addormentamento, dalla difficoltà a mantenere il sonno e dalla presenza di apnee notturne.
Si rilevano, inoltre, modificazioni delle strutture cerebrali che regolano le attività ritmiche del corpo, in particolare quelle del nucleo soprachiasmatico, che sappiamo essere il nostro orologio biologico per il ritmo sonno-veglia.
Le cause di tali disturbi sono molteplici.
Nell’anziano sono maggiormente presenti patologie respiratorie (bronchite cronica o insufficienza respiratoria), cardiovascolari (arteriosclerosi, ipertensione arteriosa, aritmie, angina, insufficienza cardiaca), gastroenteriche (diverticolosi, stipsi), neurologiche (morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer), urinarie (incontinenza vescicale, ipertrofia della prostata), endocrine e reumatologiche (artrite), che hanno un rilevante ruolo nella genesi dell’insonnia.
L’insonnia cronica – difficoltà ad addormentarsi o rimanere addormentati almeno tre notti a settimana per tre mesi o più a lungo – può verificarsi anche con condizioni come ansia e depressione.
Cosa fare?
Ecco alcuni suggerimenti, non farmacologici, facili da applicare alla vita di tutti i giorni:
- Spegnere i dispositivi elettronici almeno un’ora prima di andare a dormire. Ciò significa evitare di leggere su tablet o telefonini o guardare la TV a letto nel momento di coricarsi. Meglio un libro o una rivista. La luce blu dell’elettronica compromette la produzione di melatonina.
- Mangiare saggiamente. I pasti troppo abbondanti che terminano due ore prima di coricarsi o meno, possono causare problemi gastrici e di reflusso. Durante il giorno, sarebbe opportuno optare per pasti ricchi di fibre e a basso contenuto di grassi. L’alcool (vino o birra), elemento abituale nelle tavole italiane, potrebbe aiutare ad addormentarsi ma al prezzo di provocare o facilitare successivi risvegli o difficoltà respiratorie (russamento o apnee).
- Camminare durante il giorno. L’esercizio fisico anche moderato stimola l’effetto degli ormoni del sonno come la melatonina, specialmente se è fatto in pieno giorno e al mattino. Evitarlo dopo le ore 20:00.
- Un rituale per andare a dormire. Negli ultimi 30 o 60 minuti prima di andare a dormire, sarebbe opportuno ridurre il più possibile l’intensità della luce nella stanza da letto, assicurandosi che la camera abbia una temperatura idonea al buon sonno, mai troppo calda.
- Ripensare al normale sonnellino diurno. Può rendere più difficile addormentarsi di notte; un pisolino di tanto in tanto non influisce sul sonno notturno, ma è meglio limitarlo a 15-20 minuti e non oltre. Il bisogno di dormire di più nel pomeriggio testimonia già la possibilità che si sia creato un debito di sonno.
I FARMACI
Prima di intraprendere terapie farmacologiche per il sonno, nel caso di un soggetto anziano che di solito fa già uso di molti altri medicinali, va verificato l’orario di assunzione della terapia abituale e con l’aiuto di un medico, se sono presenti farmaci in grado di determinare insonnia o compromettere significativamente il sonno notturno.
Non solo. A causa della concomitante interazione di più farmaci, la scelta di un medicinale per aiutare a dormire, anche tra quelli considerati “innocui” (è sempre necessario rispettare i timori che i pazienti e i loro familiari hanno nei confronti dei farmaci proposti per la cura del sonno), potrebbe invece risultare del tutto inutile o addirittura mostrare effetti inaspettati e contrari (paradossi) con notevole disagio per il paziente.
Un farmaco dedicato al sonno, prescritto senza una corretta anamnesi e non attuando i confronti esposti, potrebbe rivelarsi meno efficace di quanto ci si aspetti. Una ricerca commissionata da Consumer Reports ha rilevato che le persone che assumevano un farmaco per il sonno dormivano in media solo 16 minuti in più rispetto al gruppo che aveva assunto un placebo (una sostanza farmacologicamente inerte).
La soluzione
Se hai provato strategie fai da te per diverse settimane senza successo o ti trovi a utilizzare un ausilio per il sonno per più di alcuni giorni consecutivi, puoi consultare il nostro Centro del Sonno.
I problemi che potrebbero interferire con il sonno saranno esaminati, verranno controllati i farmaci che si assumono, se necessario indirizzando ad una valutazione più approfondita (strumentale) e poi ad una terapia ragionata e personalizzata.
Prof. Dott. Francesco Peverini
CENTRO MULTIDISCIPLINARE PER LA RICERCA E LA CURA DEI DISTURBI DEL SONNO
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