La risposta a questa domanda è sicuramente si.
Quali aspetti dell’architettura del sonno e dei disturbi del sonno come le apnee possono essere correlati alla funzione cognitiva nei soggetti adulti e negli anziani?
Esaminiamo la situazione:
Un sonno di qualità e durata sufficiente può essere associato a un rischio ridotto di demenza attraverso diversi meccanismi, facilitando il consolidamento della memoria e il rimodellamento sinaptico (le connessioni tra neuroni), riducendo il rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche e delle lesioni vascolari cerebrali, che sono tutti fattori noti associati al rischio di demenza.
Quindi sia l’insonnia con riduzione qualitativa e quantitativa di ore di sonno, che le apnee notturne, possono interferire con la salute cerebrale.
Da molti anni conosciamo la relazione che lega la presenza di apnee notturne ad un aumentato rischio di danno cerebrale, inteso come compromissione del funzionamento cognitivo ed emotivo, problemi di umore, disturbi della memoria e tanto altro.
Per danno cerebrale si intende una serie di microscopiche lesioni al cervello (di natura chimica, anatomica e funzionale) che ne compromettono progressivamente alcune funzioni, dovute direttamente agli effetti delle apnee.
Le apnee, sconosciute o sottovalutate.
Circa due milioni di Italiani soffrono di apnee notturne ma ancora oggi molti di loro (oltre l’80 %) non hanno avuto una diagnosi e forse non sapranno mai di soffrire di questa condizione.
EFFETTI DELL’INSONNIA SUL CERVELLO
Gli effetti della privazione cronica del sonno sul cervello possono essere difficili da identificare rispetto agli effetti fisici della privazione del sonno, ma potrebbero risultare i più pericolosi tra tutte le conseguenze della mancanza di sonno.
La correlazione tra la privazione del sonno e la diminuzione dell’attenzione e della memoria di lavoro è ormai nota, ma colpisce anche altre funzioni, come la memoria a lungo termine e il processo decisionale.
Nelle descrizioni più elementari, gli effetti della mancanza di sonno sul cervello influenzano l’umore e la capacità di creare ricordi e di imparare.
A un livello più avanzato, la privazione del sonno può sovrastimolare alcune parti del cervello e persino portare a danni cerebrali.
Questo è dovuto alla compromissione della ‘plasticità neurale’ del cervello, ovvero alla sua capacità di adattarsi a nuove situazioni e ricreare continuamente “ponti” tra neuroni. Quando il cervello è costretto a operare regolarmente in uno stato diverso (cioè di insonnia cronica), queste funzioni si alterano.
LE APNEE NOTTURNE
L’apnea notturna è un disturbo respiratorio che si verifica durante il sonno. Le vie aeree collassano a livello della gola, completamente o in parte, per un lungo periodo di tempo, impedendo all’ossigeno di entrare nei polmoni e di essere trasportato alle cellule del corpo.
E a noi in questo caso interessa che ciò avvenga verso gli organi più importanti, comprese le cellule cerebrali.
Quando parliamo di apnee notturne clinicamente importanti (di interesse medico), non ci riferiamo a rari episodi di apnea sparsi nel corso della notte ma alla presenza di gruppi di apnee con decine di episodi ognuno, a volte senza interruzione, per arrivare a centinaia di episodi per notte.
Durante le apnee, l’ossigeno non è in grado di entrare nei polmoni per diverso tempo. Al termine di ogni apnea la persona riprende a respirare energicamente, l’ossigeno necessario entra nel sangue e il cuore inizia a battere freneticamente per trasportarlo a tutte le cellule.
Pochi secondi dopo, tuttavia, si ripresenterà una nuova apnea e così via, determinando la vera base del danno cellulare: riduzioni seguite da recupero di ossigeno in successione: la cosiddetta ipossia intermittente.
In casi molto gravi questo ciclo si ripete fino a 70-80 o più volte ogni ora.
Un importante effetto di tutto ciò è la frammentazione del sonno stesso, che diventa inefficace anche a fronte di molte ore di riposo notturno.
EFFETTI DELL’APNEA NOTTURNA SULLE STRUTTURE CEREBRALI
L’apnea notturna provoca non solo carenza di ossigeno nelle cellule del corpo ma anche uno stato infiammatorio generale che colpisce quasi tutti gli organi del corpo umano. Il cervello è influenzato negativamente da questa privazione di ossigeno, come ogni altro organo.
Le apnee non trattate possono influenzare le strutture del cervello associate alla memoria, all’umore, al funzionamento esecutivo (capacità di pensiero di alto livello) e all’attenzione.
Causano una diretta riduzione della quantità di materia bianca e grigia, strutture del cervello responsabili della capacità di elaborare informazioni e apprendimento.
Nella materia grigia avviene infatti la maggior parte dell’elaborazione delle informazioni nel cervello: il controllo muscolare, la percezione sensoriale come la vista e l’udito, la parola, l’autocontrollo, il processo decisionale, la memoria e le emozioni. La materia bianca è invece il tessuto attraverso il quale passano i messaggi tra le diverse aree di materia grigia all’interno del cervello. Agisce come un relè, un sistema di comunicazione di coordinamento tra le regioni del cervello. La materia bianca influenza attivamente il modo in cui il cervello apprende e funziona.
BARRIERA EMATO-ENCEFALICA
La barriera emato-encefalica è un meccanismo di filtraggio che permette al sangue e a molti dei suoi componenti di arrivare al cervello e al midollo spinale (ad es. acqua, alcuni gas, glucosio e amminoacidi), cioè alle cellule nervose, ma blocca il passaggio di alcune sostanze pericolose: sostanze chimiche, batteri nocivi e potenziali neurotossine oppure dei cambiamenti della loro distribuzione.
L’apnea notturna fa sì che la barriera emato-encefalica diventi più permeabile, facilitando l’ingresso di alcune sostanze dannose nel cervello. Alcune di queste sostanze sono correlate a gravi patologie come epilessia, sclerosi multipla, ictus, meningite, Alzheimer, solo per citarne alcune.
PERDITA DI MEMORIA
Le persone con apnea notturna hanno difficoltà a convertire la memoria a breve termine in memoria a lungo termine, causando dimenticanze a volte molto imbarazzanti o angoscianti. La perdita di memoria è anche correlata al fenomeno della frammentazione del sonno, che rende il riposo notturno dei soggetti che vanno in apnea di scarsa qualità ed efficacia.
PRIVAZIONE CRONICA DEL SONNO E SONNOLENZA DIURNA
Le apnee notturne provocano respirazione intermittente per tutta la notte e frammentazione del sonno. Si alterano i cicli di sonno, sia REM (movimento rapido degli occhi) che di sonno profondo NREM, importanti per l’apprendimento e la memoria.
DEMENZA
Le autopsie dei soggetti con apnee hanno permesso di osservare che le persone con i più bassi livelli di ossigeno nel sangue durante la notte (ipossiemia e ipossia) avevano maggiori probabilità di avere danni cerebrali ischemici, quelli che spesso conducono a precoce deterioramento intellettivo (demenza).
Anche uomini che avevano una minore quantità di tempo in sonno profondo o REM avevano maggiori probabilità di mostrare perdita di cellule cerebrali e atrofia cerebrale.
ICTUS E TIA
L’apnea notturna è legata all’ictus: il 50% dei soggetti con ictus o TIA (attacco ischemico transitorio) presenta anche apnee notturne. Più del 33% dei pazienti con lesioni della sostanza bianca (definita Leucoaraiosi, rilevabile ad esempio in un esame di Risonanza Magnetica dell’encefalo) presenta una grave apnea notturna. Gli ictus e i TIA, con la loro perdita di sostanza bianca, possono essere apparentemente asintomatici ed il danno procede senza che il paziente possa accorgersene.
LA DIAGNOSI DI APNEE NOTTURNE
Sappiamo che i tre segni fondamentali per identificare un paziente affetto da apnee sono: il russamento rumoroso, la sonnolenza diurna, le pause respiratorie in sonno; ma anche la cefalea al mattino, la stanchezza cronica, le alterazioni della memoria, la presenza di malattie cardiovascolari (ipertensione, insufficienza cardiaca pregressi ictus, TIA o infarto, le aritmie cardiache), l’obesità, le malattie metaboliche e il diabete, le alterazioni della funzione tiroidea, una circonferenza del collo superiore a 43 cm (uomo).
Se sospetti di avere apnee notturne, parla con il tuo medico per ottenere un invio ad uno specialista del sonno. L’apnea notturna può essere diagnosticata in modo definitivo solo con uno studio del sonno noto anche con il nome di polisonnografia.
Durante una polisonnografia si registrano informazioni sui movimenti degli occhi e delle gambe, l’attività cerebrale, la frequenza respiratoria, l’ossigeno nel sangue, l’elettrocardiogramma e la pressione arteriosa durante il sonno. Questi dati indicheranno il tuo indice di apnea-ipopnea (AHI) che è il numero di apnee che subisci in un’ora. Può così essere diagnosticata un’apnea notturna lieve, moderata o grave e questo consente di determinare la terapia necessaria.
IL SOCCORSO: LA TERAPIA VENTILATORIA CPAP
Gli effetti più significativi del danno cerebrale da apnee notturne sono le menomazioni dell’attività cognitiva, le alterazioni dell’umore e della vigilanza diurna. Questi, insieme ai danni alla materia grigia e bianca nel cervello possono essere contrastati e corretti mediante l’uso della terapia ventilatoria CPAP, una terapia a pressione positiva delle vie aeree che consente di non avere più apnee.
Si tratta semplicemente di restituire una corretta respirazione al paziente affetto da OSAS, fin dalla prima notte di terapia.
L’uso di CPAP può riportare le sostanze chimiche e il funzionamento del cervello a livelli normali; i sintomi dannosi e mortali delle apnee notturne si riducono o si risolvono e il paziente può ritrovare stabilità fisiologica e psicologica.
Questa terapia è allo stesso tempo risolutiva dei disturbi che ho citato, quanto dileggiata e delegittimata da una negativa considerazione generale.
E questo avviene per l’errata considerazione dell’importanza del fenomeno apnee notturne, confuso con il semplice russamento o con uno stato addirittura non patologico che può migliorare da solo.
COSA RICORDARE
Le apnee notturne e l’insonnia cronica non trattate sono associate a disturbi cognitivi e problemi di umore, memoria e vigilanza. Possono portare a danni cerebrali a causa degli effetti a lungo termine della privazione cronica del sonno e della carenza di ossigeno (ipossia intermittente).
Il danno cerebrale correlato all’apnea notturna può essere parzialmente o completamente invertito in molti casi con la terapia a pressione positiva delle vie aeree (CPAP), terapia che deve essere deciso da uno specialista del sonno. Allo stesso modo, la ripresa di un sonno corretto in ore e qualità, permette di ripristinare la maggior parte delle funzioni alterate ed il beneficio soggettivo è un importante indicatore di successo.
Molte persone non si rendono conto (anche per anni) di soffrire di apnea notturna. Semplicemente non se ne accorgono se non in presenza di sintomi gravi come il soffocamento notturno o per il racconto allarmato di partner o parenti che notano le pause respiratorie nel sonno.
Se hai eccessiva sonnolenza diurna o il tuo partner nota sintomi come russare o ansimare, oppure se soffri di insonnia da tempo e perdi cronicamente ore di sonno ogni notte, parla con il tuo medico e chiedi informazioni su come ottenere uno studio del sonno.
Si può morire di apnea notturna?
E’ improbabile che una singola apnea determini la morte di un paziente.
Ma le apnee notturne non trattate possono condurre a complicazioni di salute gravi e potenzialmente fatali. Queste includono insufficienza cardiaca, ischemia cardiaca, pericolose aritmie, diabete, ictus e alcuni tipi di cancro.
Le persone con apnea notturna, possono manifestare, inoltre, eccessiva sonnolenza diurna, fenomeno che può aumentare il rischio di incidenti automobilistici mortali e incidenti nel mondo del lavoro.
Fonti:
1. Sleep deprivation: Impact on cognitive performance. Neuropsychiatr Dis Treat. 2007 Oct;3(5):553.
2. Quality of life impacts associated with comorbid insomnia and depression in adult population. Qual Life Res. 2024 Dec;33(12):3283.
3. Effects of 3-month CPAP therapy on brain structure in obstructive sleep apnea: A diffusion tensor imaging study. Front. Neurol., 22 August 2022
4. Obstructive Sleep Apnea and the Brain: a Focus on Gray and White Matter Structure. Curr Neurol Neurosci Rep. 2021 Feb 14;21(3):11
5. Association between brain-derived neurotrophic factor levels and obstructive sleep apnea: a systematic review and meta-analysis. Sleep Breath. 2022 Sep 17
Sottoporsi a un’analisi del sonno può aiutarti ad affrontare insonnia cronica e apnee notturne e ridurre il rischio di gravi complicazioni in futuro.
Prof. Dott. Francesco Peverini
Specialista in Medicina Interna
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